martedì 31 gennaio 2012

Quando la notte ha fame


Aspiro la nicotina dell’infanzia,
la palla incenerita contro il muro, la brace delle ginocchia sbucciate,
a boccate mi fumo i giochi falliti e gli equilibri mancati.
Un tabacco guasto, di foglie rotte per troppe cadute,
questo avvolto nella cartina del mio passato.
Che mi affumica come il salmone di Natale,
a me sparsa sopra un crostino di pane, assieme al burro della neve. Quando la notte ha fame.

martedì 17 gennaio 2012

Madre capovolta


Madre capovolta,  a testa in giù mi guardi,
che io non ti riconosco,
e parlo ai tuoi piedi, domando ai tuoi tacchi
il perché di passi stonati,
colpo sordo di campana assente tu,
andavi fuori tempo, senza messa  tu,
perdevi l’Ave dalle anche e l’Amen giù dai fianchi,
li raccoglievo io,
spazzina al servizio delle tue preghiere.
Mai giunte all’altare.

domenica 15 gennaio 2012

Il punto perso del cielo


Sono notte parlata, 

un palleggio di buio tra lingua e palato,

stella uscita di bocca, colpita forte in battuta.

Sono il punto perso del cielo, 

la partita vinta da questo dire

che non riempie la luna. 

Né fa sorgere il sole.

mercoledì 11 gennaio 2012

Spazio vuoto.

E una volta tolti gli ingombri,

mi resta uno spazio vuoto da pensare,

un deposito di polvere tra le costole,

che al respiro si leva alta.

E tutto attorno gira.

martedì 10 gennaio 2012

In olio al mondo


Sono figlia d’oliva, spremuta al nocciolo cado in olio al mondo, 
il mio corpo è terra che scivola,
trappola per la suola che calpesta, per il piede che s’appoggia senza chiedere permesso.
E’ colpa mia se la caviglia vi si storta, il tacco spezza e l’equilibrio salta.
Mia la colpa se cadete di testa anziché di pancia. Così l’appetito resta salvo, e non potete maledirmi.
Perché io verso l’unto che condisce il vostro piatto.

sabato 7 gennaio 2012

Figlio diurno

Rosicchio la sera,
rompo il guscio del tempo col dente aguzzo di anni che mi hanno lavorato la bocca a scalpello, 
sfondo la ghianda di quest’ora nera e del minuto mordo il frutto, 
l’istante levato al grembo della notte,
figlio diurno che nell’alto del palato sorge e poi tramonta. Nella mia gola da castoro.

domenica 1 gennaio 2012

Il topo col formaggio


Conto i miei centesimi, le frazioni di un soldo sbriciolato tra le costole,
guadagni messi da parte a colpi di tosse e respiro sudato,
dati in pasto al salvadanaio del torace, 
per un rancio capace di sfamare il cuore. 
Vivo nella logica del topo col formaggio, piccoli pezzi sottratti all’intero, 
cacciati in una buca troppo stretta alla mano, tanto buia all’occhio.
La mia tana sta sotto alla carne, dentro una cesta di ossa. 
Qui nessuno può vedere il totale dei risparmi, 
qui nessuno può rubare la cifra esatta alla scorta del pane.