sabato 21 febbraio 2015

UN GIORNO QUALCUNO MI DISSE

Un giorno qualcuno mi disse
Il tuo silenzio
fa il rumore di chi piange,
allora io ho iniziato
a parlare parlare
parlare per tacere
quella me così triste.

venerdì 20 febbraio 2015

CORREZIONI

Segnami con il rosso
liberami dall’errore
mettimi il punto, leva la virgola
sospendimi e riprendimi
elevami a maiuscola
poi continuami minuscola
cambiami la riga
mantienimi al margine
separami se devi,
ma lasciami il senso
e concludimi.
Ora rileggimi e dimmi
se mi consideri ancora uno sbaglio.

MIRACOLI

Dimostrami che l'amore fa miracoli.
Studia i miei silenzi,
e poi ripetili a voce alta.

QUARANTENA

Confinata in una foglia,
osservo il mondo.
La mia quarantena odora di te,
che mandi respiri al vento.

PREMATURA VIVO.

Nasconderò i miei germogli
sotto il cappotto dell’inverno,
che nessuno scopra questo stato d’impazienza
per il quale io
anzitempo nasco
e prematura vivo.

LA MIA NUOVA MADRE

Se proprio devo restare
in questo vuoto tondo,
io mi ci accomodo
in posizione fetale
e sopporto l’attesa
immaginando
quale sarà il volto
della mia nuova madre.

LA STRADA DEL PENSIERO

Così tu mi corri alla mente,
col fiato rotto di un'idea smarrita
che all'improvviso ritrova
la strada del pensiero.

IL TARLO DELLA NOSTALGIA

A volte io
divento tutta di legno,
come burattino nel mondo.
Ci pensa il tarlo della nostalgia
( col suo passo umano che avanza)
a restituirmi alla carne.

IN QUALE MODO E IN QUALE VERSO

Da sinistra a destra
il senso inciampa,
da destra a sinistra
la parola cade,
dall’alto in basso
la testa gira,
dal basso in alto
l’occhio sviene.
Non ho ancora capito
in quale modo e in quale verso
leggere la vita
senza che niente e nessuno
si faccia male.

LI', IO VOGLIO ABITARE,

Ditemi dove si trova,
una costruzione che tace,
con mattoni fatti
di parole addormentate,
le pareti pagine mute,
i soffitti a voce smarrita.
Ditemi come fare,
a raggiungere i silenzi del mondo.
Lì, io voglio abitare.

OCCHI ALLA BOCCA

Scomponimi il viso,
assemblami diversa.
Con gli occhi al posto della bocca,
che il mio sguardo possa dire
ciò che le labbra non fanno uscire.

AL COLPO DI DITA

Come cenere dalla sigaretta
io mi stacco da te,
al colpo di dita
che vuole il destino.

DALL'OSSO RIPARTIRE

Ho misurato in grammi le mancanze,
il mio peso era una catalogo generale
di cose perdute e mai avute.
Chili di carta
da macerare fino all’osso,
per poi
dall’osso ripartire.

ASSENZA DI CAMPO

Non c’è più la linea
che da me portava a te,
e da te tornava a me.
Lei è caduta per assenza di campo,
e noi ci siamo interrotti
per mancanza di senso.

NEL NUDO

Il silenzio si spoglia,
butta a terra le vesti.
Il suo corpo mi seduce
nel nudo
di parole negate.

IL PROGETTO GRANDE

Io non voglio
essere sbrigata come un faccenda piccola,
un affare da chiudere veloce,
nel poco tempo già finito.
Io non voglio essere svolta e tolta
con la crocetta rossa sull’agenda,
compiuta e cancellata
con la mano sotto l’acqua.
Sono la cosa che va seguita,
il progetto grande
della tua vita.

GIORNO DISTRATTO

Mi succede, a volte
di fare come la notte
quando scorda la luna nel pozzo.
Così io, mentre lavo la faccia,
lascio cadere la testa nel lavabo
e me ne dimentico.
Con il vuoto sopra le spalle
comincio
il mio giorno distratto.

SEGNI PARTICOLARI

Abbiamo maniere diverse,
di registrare l’identità della vita.
Tu resti fermo a dati e generalità,
io proseguo
fino ai segni particolari.

AFFARE D'AMORE

Noi
invaghiti del vuoto,
la testa persa
per uno spazio bianco.
Basta che le nostre mancanze
si stringano la mano,
ed ecco che l’amore
conclude
il suo ennesimo affare.

PULITA E TENERA

Se saprai togliermi
ad uno ad uno gli abbandoni
con la stessa cura che riservi al pesce
quando lo spini,
allora io, pulita e tenera
prenderò posto alla tua tavola.

IL FASCICOLO DELL'ABBANDONO

Sei il fascicolo dell'abbandono,
in te si spiega il caso
di un cuore ucciso.

VUOTI PERSONALI

Lascio che la borsa cada
e si rovesci a terra,
poi me ne vado senza più tracolla.
Oggi,
qualcuno raccoglierà
i miei vuoti personali.

L'OPERA BUONA

Eppure,
anche questa è opera buona.
Accompagnare con gli occhi
una foglia che cade
per non lasciarla
sola a morire.

CRUCCIO ACROBATICO

Non sono mai riuscita
nella verticale su due mani,
la spaccata era fallimento nell’aria,
il salto in alto una disfatta a terra.
Per questo mi sorprendo,
quando in punta d’occhi
percorro la corda tesa del tuo sorriso,
e senza cadere volteggio
da una parte all’altra del tuo viso.
In te si risolve
il mio cruccio acrobatico.

PANE E FARINA

Vorrei raccogliere i minuti maturi,
come si faceva con il grano nei campi.
Che il mio tempo sia certezza di farina
e promessa di pane.
Ho una nostalgia da sfamare.

SANZIONE COSTANTE

Fermata ieri per eccesso di velocità,
oggi per eccesso di prudenza.
Lanciata o trattenuta non cambia,
io sempre contravvengo alle norme,
il mio andare
è una sanzione costante.

LA SCORTA DELLE PRIMAVERE

Quanto ci metti a sbocciare?
Ho finito la scorta delle primavere,
non ti posso più aspettare.
Devo passare all’inverno
per sopravvivere.

HO IMPARATO DAL CANE

Ho imparato dal cane,
a fiutare gli odori più estranei alle terra,
le tracce ignote anche all’aria.
So dove passa l’abbandono,
da quale porta esce l’assenza,
il vicolo in cui
il vuoto svolta.
Ogni giorno io
seguo la mancanza
per non perdere te.
Ho imparato dal cane.

IL SILENZIO SPIA

Il primo ad osare
è il tuo silenzio,
quando spia la mia parola
mentre
( appena sveglia e ancora nuda)
sceglie quale abito indossare
per uscire dalla bocca.

IL DANNO

Curiamo la carrozzeria
e trascuriamo la meccanica,
cromati fuori e guasti dentro.
Giriamo a revisione scaduta,
serve un giorno di pioggia
con l’asfalto bagnato,
per vivere il danno
che abbiamo creato.

PASSA DA TE, L'INTERO DI ME

Studia i miei singoli pezzi
impara la parti e gli incastri,
che io sono brava a scompormi
ma senza la tua memoria
non riesco a rifarmi.
Passa da te, l’intero di me.

DEVIAZIONE LIBERA

Volevano raddrizzarmi la schiena
con il busto di gesso,
ma io mi opposi alla retta via.
Amo la deviazione libera
di una spina dorsale
che procede a fantasia.

LA PAROLA ACETO

Se proprio devi dire,
scegli una parola che sia come l’aceto,
capace di farmi rinvenire
dopo il colpo in testa
dell'abbandono.

L'OBBLIGO DELLA SCELTA

Perdiamo pezzi di motore
agli incroci delle strade,
girare a destra o a sinistra non cambia,
resta il segno di una rinuncia
in ogni direzione presa.
Svolta dopo svolta,
ci ritroveremo tutti dallo sfasciacarrozze.
L’obbligo della scelta
è una condanna alla rottamazione.

IL PESO DELL'ARIA

Toglietemi il peso
che la bilancia non conosce,
quello che attenta il respiro
e ignora la taglia.
Toglitemi il peso dell’aria,
quando il passato soffia in cielo
e il dolore scuote le foglie.

VIAGGIANDO NEL TEMPO

Corri all’indietro e prendimi bambina,
scortami fino al presente poi lasciami
qui, all’oggi di una donna cresciuta con te.
Solo viaggiando nel tempo,
saprai l’intera
ragione di me.

LATTE NEL CAFFE'

Oggi tu cadi in me
come latte nel caffè.
Sei la macchia bianca
di un giorno nero.

SALUTAMI I TUOI SCAFFALI

Sei un armadio stipato,
tracimi di vecchie storie e
usati abbandoni.
Non sai a quale gruccia appendermi,
ti manca lo spazio per il nuovo di me.
Chiudi pure le ante,
e salutami i tuoi scaffali.

CLANDESTINO

Mi oltrepassi furtivo,
come un clandestino alla frontiera.
Non vuoi che il mondo si accorga
dei tuoi passi sulla mia terra.
Guardandomi,
la gente si chiederà
a chi mai appartengano
queste orme profonde
che mi segnano il viso.

CHE I CIELI DIVENTINO UMANI

Càpita, che i cieli si facciano
di guerre e vendette,
perdite e cadute,
per poi stare
spaesati drogati accasciati
agli angoli più neri della terra.
Càpita, di ritrovarceli
pentiti impauriti impazziti
contro quel muro che svolta
a un passo da casa
e noi a guardare,
nessuna stella da dare.
Noi, a pensare
càpita sì
che i cieli diventino umani.

SOTTO IL TETTO DELLE STELLE

Ho abitato i vuoti,
arredato le mancanze,
restaurato gli abbandoni.
Ora metto in vendita i mobili e le mura,
mi trasferisco
sotto il tetto delle stelle.

IN LAVANDERIA

Siamo i pallini di una lana
che si ribella alla trama.
La nostra insurrezione
sciupa il cappotto
e rovina il maglione.
La vita ci porta in lavanderia,
perché gli insorti
vanno strappati via.

DIMMI SE BASTO

Contami nel resto
che il giorno ti lascia in tasca.
Dimmi se basto
a mantenerti i sogni,
questa notte almeno.

SANI COME UN PESCE

Malati d’abitudine,
noi mai si cambia strada
la solita linea dritta
che di sicuro ci porta a casa.
E magari andare storti costa meno,
doppia curva e due bellezze
guadagnate per coraggio,
una salita e il cielo in mano
al posto del telecomando sul divano.
Malati d’abitudine,
noi comunque stiamo bene,
sani come un pesce quando
l’amo lo trattiene.

COME QUANDO DISTESO

Se la mancanza si espande
levagli spazio
occupa il vuoto
con l’ampiezza del corpo
come quando disteso nel letto
t’allunghi, t’allarghi
dilaghi e diventi
il padrone singolo
di un materasso doppio.

LA REGOLA DEI RIFIUTI

Come fosse facile,
disfarsi degli abbandoni.
Ci sono quelli finti di plastica,
fragili di vetro,
riciclabili di carta,
e poi gli umidi
di cibo rimasto nel piatto.
Magari bastasse
metterli tutti nello stesso sacco,
un solo nodo e un solo addio.
Invece vanno differenziati,
uno alla volta rivissuti
prima di essere buttati.
Così vuole,
la regola dei rifiuti.

AL CORSIVO NEL VENTO

Vorrei essere un tratto d’inchiostro
sollevato nell’aria,
snodata riga
piegata e ritorta,
parola che nasce
al corsivo nel vento.

IL CAVANOSTALGIE

Eri così bravo
a stappare lo spumante,
estraevi il sughero senza
schiumare il pavimento.
Nulla andava perso,
tu preservavi gocce e sorsi.
Scambierei il mio corpo
con una bottiglia di Berlucchi,
mi affiderei alla tua mano
aspettando
il botto che libera salvando.
Giuro, lo farei
se sotto l’albero trovassi
un cavanostalgie in dono.

CALMA NUDA

Guardami,
sono calma adesso.
Ho ritirato le inquietudini
nell’armadio.
Avvolte nel cellophane,
appese alle grucce,
messe tutte
sotto chiave e canfora.
Guardami,
sono nuda adesso,
però fuori c’è l’inverno.
Devo procurarmi un’ansia imbottita,
una nevrosi con la piuma d’oca.
Perché fuori c’è l’inverno,
e tu m’inviti al gelo.

TRA LE ARANCE UNA CILIEGIA

Mi spaventa l’idea
di sbagliare strada e perdermi,
però mi entusiasma quella
di sbagliare stagione e accendermi.
Essere primizia sul banco della frutta,
tra le arance una ciliegia
che abbaglia e innamora
tutti i guanti dell’inverno.

IL REBUS IMPOSSIBILE

Non parole, ti mando
ma avvisi, allarmi
dall’intero mio corpo
luci intermittenti
sirene d’osso e carne,
grida d’aiuto muto
in codice segreto
dal dentro al fuori
delle pelle ti mando
e tu
che non sai decifrarmi
mi osservi come fossi
il rebus impossibile
della settimana enigmistica
più crudele dell’anno.

SIAMO NON SIAMO

A volte non siamo che aria
e scomparse di una scena all’aperto,
non siamo che vuoto incamminato
per marciapiedi malati
di tempo e di buche,
noi a volte non siamo
altre volte siamo
ma della differenza
poco ci accorgiamo.

IN VITA CON I VIVI

Ripassami come facevi
con la lezione di storia
prima del compito in classe,
poi ripetimi tralasciando
le date e gli esiti delle guerre,
in un tempo di pace
imparami
a memoria senza morti
in vita con i vivi
mettimi.

UN BUCO DI QUATTRO MINUTI

Nel pieno di me,
tu càpiti
sul più bello
mi sospendi, mi oscuri
senza domandarti se sia
quello il momento, la sequenza,
il tempo, il caso
di togliermi alla vista
agli occhi rubarmi
buttarmi nel buco di quattro minuti
che se li conti alla rovescia
non sono mai pochi
ma tanti noiosi infiniti
attimi vuoti
e io per esistere svolgermi
risolvermi ti devo accettare.
Sei la pubblicità che sponsorizza
la mia messa in onda.

PRENDITI CURA

Prenditi cura
quando ti giri nel letto
e allunghi una mano
quando dici buongiorno
senza credere al buono
prenditi cura
quando riempi il carrello
e scegli la spesa
quando butti la pasta
e fai le porzioni
prenditi cura
quando l’inverno è alla porta
e il riscaldamento non parte
quando la bolletta è salata
e la minestra intristita,
tu
prenditi cura
di questa mia assenza
che gira per casa
e mangia dorme
sogna si sveglia
vive muore
con te.

LA PORTA APERTA

Cosa dovrei fare
se la spallata non basta
e il piede di porco
ha un peso animale
che io non riesco
a sostenere armeggiare
cosa dovrei fare
se il tuo silenzio è chiodato
chiuso costretto
dal doppio lucchetto
e nel giorno festivo
il fabbro non esce
nessuno risponde
tutti fuggiti tra le cime e le onde.
Cosa dovrei fare,
se non abbandonare
questa porta
per un’altra una che resta aperta
anche in periodo di festa.

CIME SMARRITE

Dove sono i miei angoli
e i miei spigoli,
dove le punte che respingevano
gli assalti,
le scortesi ossa dagli affilati denti,
dove la geometria rigida
che teneva lontani i sentimenti.
Ho smarrito tutte le cime aguzze,
sono rotonda
indifesa e collinare
adesso,
in me la notte scende, il giorno sale
le cose oscillano
e non c'è scontro
oscillano
e non c'è male.

IO SONO TUTTA QUA

Io sono tutta qua
dentro questa misura che ti sembra
piccola e poca
in ammucchiati centimetri verticali
io salgo e mi fermo
ancora bassa
mi fermo
prima di franare e spargermi
più minuscola
più imprendibile della polvere
io sono
tutta qua
in questa tuta di pelle
che fuori taglia non va
tutina di bambola
per sbaglio cresciuta
nell’umano caduta
io sono
tutta
l’ingombro minore
della tua affollata attesa.

MAI RILEGATA

Io voglio essere
nelle pagine sparse,
nel sottosopra dei fogli,
in capovolta storia io voglio
vivere senz’ordine di tempo
ignorando il prima e il dopo
confondendo il mezzo
sabotando il centro
io voglio impazzire d’amore
smarrirmi in trama che vortica
al giro di due occhi
stracciarmi divorata
dallo sguardo
corpoparola esploso
sulle palpebre caduto
tra le ciglia depositato
io voglio
essere
appunto, frammento
in raccolta libera
senza brossura
proseguire
mai rilegata.

STRADE SOTTOBRACCIO

Come fossero tappeti
nel giorno del trasloco,
così io arrotolo le strade percorse
e me le porto sottobraccio
per non perdermi
mentre vado
per ricordare quando arrivo
la prima casa dei miei passi,
le quattro mura
dei miei piedi.

COME FOSSE LA CRAVATTA

Se tu potessi rigirare
i due estremi della mia mancanza
e con le mani metterli
sovrapposti intrecciati
in un nodo di elegante presenza
io sarei felice,
se tu potessi
trattare maneggiare
questa mia striscia d’abbandono
come fosse la cravatta
che indossi
per un’occasione importante.

LA BURLA DELL'AVVIO

Siamo fatti di accensioni indecise
e partenze interrotte,
il nostro avvio è burla,
singhiozzo e pentimento.
Noi somigliamo tanto
ai motori raffreddati
delle auto esposte al gelo.

STRATEGIA DELL'ADDIO

Adesso che vuoi
rinnovare la tua vita
e scegli di cominciare
dalle mura di casa,
versa dell’acqua bollente
sulla carta da parati,
aiutala ad ammorbidire il distacco
lascia che se ne vada
nello strappo contenuto
di un abbandono gentile,
adesso che vuoi
rinnovare la tua vita
metti a punto la strategia
dell’addio indolore.

PIU' UMANA O PIU' LONTANA

Dici che in me trovi
la demolizione ricostruita,
in me vedi
una rovina superata,
mi guardi e ti sorprendi
come davanti al muro intatto
di una città sbriciolata,
mi pensi e ti spaventi
perché quel muro non sa di pane,
perché chi sopravvive
non ha più fame.
Dici che di me non sai dire
se sono più umana o più lontana.
Mi domando anch’io la stessa cosa
da quando
sopravvissuta vivo.

UNA PISCINA TONDA

Dammi un’esaltazione gonfiabile,
che io ci soffio la vita dentro
e lei diventa una piscina tonda
da farci il tuffo all’ingiù del cuore,
in quell’acqua senza sale
che vorrei piangere
quando ho sete.

COLAZIONE AL BAR

Sono il litro di latte
aperto e scordato
da giorni nel frigo.
E’ scaduto,
il quarto di me
che avrebbe dovuto
riempirti la tazza.
Torna pure domattina,
come hai detto
ieri sera,
ma preoccupati prima
di fare colazione al bar.

COME SASSI SUL SELCIATO

Come sassi sul selciato noi,
attendiamo il rimprovero del piede,
la saggia e scortese benedizione
di un calcio
che ci sollevi al cielo.

UN SOLO MURO

Oggi mi svuoto dal dire,
imballo le parole
in scatole di cartone
e le impilo contro
la parete centrale di me.
Troverà finalmente
spazio il silenzio,
non è poi grave l’ingombro
di un solo muro dedicato
alle mie frasi rinchiuse.

SULLE QUATTRO ZAMPE DEL CANE

Rinuncio alla mia verticale,
al solito orizzonte
piantato davanti
bloccato lontano
beffa per gli occhi
torto alla fronte,
io rinuncio alla colonna dritta
alla sua ambizione di cielo
che la rende eterna sconfitta,
io rinuncio e mi piego
sulle quattro zampe del cane
nel rasoterra dell’occhio
che parla alle buche,
replica ai sassi,
incontra formiche
che offrono il pane,
quando l’anima ha fame.

RITIRATA

Se tu mi sbrogliassi il dolore
come faceva mia nonna
con la matassa di lana
e del dolore trovassi
il capo che dispone
le truppe alla guerra,
io potrei convincerlo
alla ritirata,
dicendogli che talvolta
la resa è bella.

DEVI PRIMA COMINCIARMI

Si vede che non sei abituato a leggere
e nemmeno sai come si fa.
Tu vorresti subito il finale,
il punto che libera e risolleva gli occhi.
Ma io non sono diversa da una storia scritta,
devi prima cominciarmi
se vuoi concludermi.

NATA STORTA

Mi accusi di non avere
la disciplina dell’orizzonte,
io nata con linea storta,
cresciuta un po’ a destra
e un po’ a sinistra,
così difficile da disegnare
mi dici
E’ inutile,
non ti si può neanche ricalcare.
Tu hai ragione ma
guarda gli alberi,
quante direzioni in un solo ramo,
lui sale scende svolta così gioioso
che non lo vorresti mai fermare.
Sei d’accordo?
Raddrizzarlo sarebbe un male.

RISULTATO E FIGURA

Se, come credo
le mie singole parti
hanno nel tempo
cambiato
forma e contorno,
allora oggi, suppongo
io posso
raccogliermi e ricompormi
senza ripetere
quei vecchi incastri
di cui già conosco
risultato e figura.

IL POSTO LIBERO

Aspetta, lasciami guardare
ci sarà un posto
mai occupato dalla mancanza,
forse il bracciolo della poltrona scucita,
lo schienale del divano macchiato,
oppure il cuscino insonne di questo letto
sfatto più per noia che per sonno
sì, appoggiati qui
dove nessun abbandono
finora ha sognato.

BINARIO

Sei il binario che m'incastra il tacco,
in te io resto sperando
che non passi il tram.

CINQUE FIGLI SCONOSCIUTI

Càpita che le dita siano
imparentati corpi
e le unghie
somiglianti volti
di fratelli cresciuti assieme,
càpita che mi guardino
dal più piccolo al più grande
tutti in fila come a chiedermi
il bacio del buongiorno.
Càpita che io
mi ritrovi nella mano
cinque figli sconosciuti.

PIZZA NAPOLI

So che sei lontano,
e per raggiungerti dovrei
saltare sopra un treno,
eppure a volte m’illudo
di averti nella bocca,
di tenerti nella mano,
proprio come
mi succede
con la città di Napoli
quando mangio la pizza
per le strade di Milano.

La Grande Finestra

La grande finestra dietro la quale
io ti osservo,
questa è la mia attesa,
nient’altro che vetro
da infrangere con un sasso.
Prendi la mira
e facciamola finita.