Dobbiamo frequentare il falso, condividere il giorno con la bugia che succhia sangue all’alfabeto, a noi spetta di stare col vampiro della menzogna, lasciare che lui si attacchi al collo del nostro alfabeto e si sfami fino al pieno delle forze.
Offriamo l’arteria regina, la vena più nobile della parola, per dare vita e corpo alla bugia immaginata, al teatrino monello che fin dall’infanzia ci scalcia nella testa e fa sgambetto alla ragione.
Non aggrappiamoci alla verità precotta e surgelata del giorno qualunque, osiamo il pescato fresco dell’abisso o il taglio di una carne appena uscita dal macello. Raccontiamo la menzogna di una triglia gravida, il suo dramma di madre che si trova un pargolo senza branchie dentro la pancia, un figlio destinato alla terra, marchiato uomo, con il dono dei polmoni e l’urgenza dell’aria.
Oppure confessiamo la bugia di un filetto di manzo che cospira assieme allo stinco di maiale per il ritrovamento delle mancate parti, per il desiderio di rimettersi interi. Diciamolo, del loro andare di macello in macello, alla scoperta della fame, all’inseguimento degli indizi che li condurranno alla refurtiva. Parliamo di questa rinnovata coppia d’investigatori, seguaci di Watson e Sherlock Holmes, pratichiamone l’assurdo, andiamoci a letto, con la loro finzione.
E sogneremo una verità tanto necessaria e impellente, da doverla SCRIVERE.