Io non so,
dove portare l’agonia della
parola,
non so come frenare
l’emorragia del senso,
il taglio largo tra due
lettere,
questo vuoto che a fiotti
vive, a litri sgorga
e non sono io,
il laccio emostatico che lo
ferma.
Posso solo stare,
con la parola addosso e
stendermi,
a braccia lunghe e gambe
strette.
Immobile, bianca,
come barella nel corridoio
delle attese.
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